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Il "Viaggio Virtuale" intervento...

Aggiornamento: 7 lug 2021


VENEZIA PIAZZA SAN MARCO


”UN FOSCO BAGLIORE". LA BASILICA DI SAN MARCO TRA LUCE E OMBRA di Marco Tosa p. 784 /817. Marco Tosa racconta la ‘pelle’ della basilica, le pietre pregiate provenienti da cave disseminate nel Mediterraneo, il loro reimpiego è “caso singolare nel variegato universo dell’arte italiana”. L’idea di splendore, il “cromatismo luminoso” coniato da J. Ruskin, convivono con il decadimento della materia. Attraverso sette capitoli esplora e ci riconduce con attenzione e rigore alla perdute qualità dei materiali, alla pelle della scultura, ai colori smaglianti del tempo antico, all’oro lucente, agli arredi interni,... In questo post alcuni pensieri e immagini desunti dal saggio.

Basilica di San Marco facciata occidentale, mosaici del XII sec. particolare: Gentile Bellini La Processione in Piazza San Marco (1496),

Gallerie dell'Accademia Venezia; Foto © Pino Usicco DeHumanaArchitectura ®


Nel disegno generale del progetto editoriale relativo alla Piazza San Marco di Venezia, desideravo l'intervento di uno studioso che ci illuminasse puntualmente e con semplicità sull'inverosimile e complesso fraseggio dei materiali lapidei che determinano il linguaggio figurato dell'architettura della Basilica marciana: materia apparentemente inerte alla vista, superficiale, ma invece determinante ricchezza di contrasto, assorbenze, riflettenze e riverberi alla luce. Preziosi e armonici accostamenti, che danno vita a valorizzazioni timbriche cromatiche di altissimo valore artistico e contenuto. La struttura visiva e percettiva del tutto si veste delle mutevoli variazioni di luce durante l'arco della giornata. Con Marco, studioso appassionato e rigoroso della materia, non si poteva trovare migliore risposta a tali complesse letture e restituire al pubblico un commento e una indagine giustamente misurata per l'intervento in questione, che rispondesse ad un affresco carico di sguardo attuale e di attenzioni, significati aderenti alle necessità della fabbrica che vive della sua materia. Nel breve commento dello studioso cogliamo l'impegno e l'arco di interessi che intende trattare e illustrare. “Scrivere sulla basilica di San Marco, sulla sua potente presenza dominante il complesso monumentale dell’intera Piazza, ha costituito per me un punto di riflessione che ritengo importante in merito a temi in questo periodo trascurati. Se poco si può aggiungere agli studi storici in essere, e a quelli in divenire, è ancora possibile indagare sui profondi legami di questo monumento con il significato che ha avuto dalla sua nascita in poi; come gli odierni utilizzi di massa determinino un completo sfasamento e un’errata percezione tra il progetto originario e l’oggetto di consumo. Luce e riflessi non sono solo quelli delle lampade che oggi illuminano falsamente mosaici e architettura, ma vanno ritrovati i veri bagliori suggeriti da significati tanto profondi quanto intimi; quelli che illuminano l’anima di chi guarda in una ritrovata consapevolezza che può rendere migliore individui e società”.

Basilica di San Marco Angolo del tesoro; Foto © Pino Usicco DeHumanaArchitectura ®


2. Pelle

Secondo la visione di Giustiniano marmi, pietre, metalli preziosi erano riservati soprattutto alle chiese e all’imperatore, la natura li aveva fatti crescere nei suoi “abissi rocciosi” non per diletto profano ma per glorificare il Signore, così era narrato nelle descrizioni dello storico Procopio e dal poeta bizantino del VI secolo Paolo Silenziario che scrisse proprio in merito al tempio di Santa Sofia. L’intima fusione tra una tale materia e la spiritualità appariva consuetudine all’interno di un pensiero che, per noi oggi, cosi razionali, è molto distante...


Basilica di San Marco Foto © Pino Usicco DeHumanaArchitectura ®


“[...]Gli apparati lapidei marciani appaiono come una distesa variegata di ornati totalmente diversi tra loro, sia utilizzati come campiture, lastre, sia come elementi architettonici, colonne, capitelli, architravi, archi, cornici, basamenti, sia come sculture a tutto tondo, formelle e patere. Tra le pietre antiche d’importanza citiamo: il porfido rosso, leggendario materiale di grande bellezza, durissimo alla lavorazione, molto diffuso in età romana, simbolicamente associato al rosso della porpora imperiale, colore che indicava l’esercizio del potere sul sangue, sulla vita e sulla morte, proveniente dalle cave di Gebel Dokhan, nei Mons Porphyrites, in Egitto, dove si estraevano anche porfidi neri e verdi. Tali cave furono attive fino a Giustiniano, dopo, per vari motivi, cessò l’uso da parte di Bisanzio. Il porfido verde si estraeva presso Sparta, era una cava bizantina in Grecia. Il granito rosa di Assuan, Egitto, cave di proprietà imperiale, si estraeva pietra a grana fine detto “minuto” e grossa con colorazione più intensa. Il marmo bianco e nero antico, breccia di Aquitania, famosa e pregiata pietra detta anche Marmor Celticum, arrivava da Aubert presso Saint-Girons, in Francia, cavato in età bizantina considerato raro a Roma ma comune a Costantinopoli dove scomparve dopo Giustiniano. Il verde antico, estratto in Tessaglia nei pressi di Larissa, Grecia, molto diffuso proprio nei parati della basilica marciana. Cipollino, marmorCaristium, proviene da Karystos, Eubea, Grecia, ha una struttura a strati che ricorda la cipolla a causa delle linee scure alternate a bande chiare. Cipollino rosso, Carium o Iassense, tipico per la coloritura rosso violacea alternata a fasce bianche ondulate, molto decorativo con forti contrasti cromatici. Il marmo Imetto, monte Hymettos, Grecia, volgarmente chiamato marmo cipolla a causa del tipico odore bituminoso che emette quando è rotto e lavorato. Il marmo proconnesio, cavato nell’isola di Proconneso oggi Marmara, Turchia, bianco striato di grigio simile per caratteristiche al precedente, soggetto alla stessa definizione di marmo cipolla a causa delle bande cromatiche alternate”.


Basilica di san Marco Apparati lapidei: nomenclatura Foto © Pino Usicco DeHumanaArchitectura ®


6. Respiro

Molti i vari fattori di rovina citati, oltre all’azione erosiva di vento, pioggia, sole, inquinamento atmosferico con relative alterazioni chimiche e fisiche dei componenti stabili delle pietre, che hanno ormai cancellato le finiture delle superfici, consegnandoci pietre ruvide e opache, frammentate e lesionate, spesso con vistose cadute e perdite di materiale.


MARCO TOSA

Nato a Genova il 27/02/1955, restauratore specializzato nel settore lapideo, docente di ruolo dal 1977 al 2019, presso l'Accademia di Belle Arti di Venezia, cattedra di Tecnologia del Marmo/ Restauro Lapideo. Dal 1984 al 1992 consulente comparto tessile a Palazzo Fortuny, Musei Civici Veneziani. Dal 1988 al 2016 curatore del Museo della Bambola e del Giocattolo, Rocca Borromeo, Angera (VA). Dal 2003 Curatore del Museo della Bambola, collezione Marie Paule Védrine Andolfatto, Palazzo Felicini a Fibbia (BO). Autore di pubblicazioni relative a restauro, conservazione, moda e giocattoli (Alinari, Allemandi, Bompiani, Fabbri, Ideal Libri, Istituto Geografico De Agostini, Marsilio, Mondadori, Silvana, Il Poligrafo, Andrea Zanfi Editore). Saggi, schede, catalogazione, ideazione di mostre su temi analoghi a Venezia, Milano, Torino, Londra, Monaco di Baviera, Norimberga, New York, Pechino.


Titolo originale VENEZIA PIAZZA SAN MARCO LA LUCE E IL TEMPO

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